La schiena: un oggetto o un processo?

In letteratura si distingue il corpo come oggetto dal corpo come processo. La visione del corpo come oggetto si riferisce a mettere al primo posto il criterio estetico, l’apparenza fisica. É quello che avviene purtroppo ancora molto spesso nella nostra societá e nell’ambito della scoliosi. Questo concetto porta a un processo di “oggettivazione”: la persona, in genere le donne, iniziano ad essere valutate per la loro apparenza estetica e spesso di tipo sessuale. La conseguenza di questo processo molto diffuso nella nostra cultura è che la persona inizia ad “auto-oggetivizzarsi”, cioè a trattare il proprio corpo adottando la prospettiva di un osservatore esterno. Questo implica un alto grado di stress, di controllo del proprio comportamento e una sconnessione dal proprio sentire corporeo.
Nella scoliosi, il corpo o meglio la colonna vertebrale può essere trattato come oggetto dai professionisti quando questi solo dedicano interesse e attenzione a misurare la radiografia dei propri pazienti, o fare loro foto o a disegnare sulla loro schiena con i pennarelli (invece di farlo sul nastro o scotch di carta, ad esempio), poco interessati ad altre aree della vita del paziente.   La visione del corpo come processo fa riferimento invece al considerare la funzionalità del corpo. Ci sarebbero almeno 6 aree da considerare:
Se riusciamo veramente a considerare e a percepire queste dimensioni, secondo gli autori (Alleva et al. 2015) ne deriva una sensazione di profonda gratitudine per il nostro corpo.

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